Una antica tradizione Shinto narra che, in un tempo remoto, il dio Haya Susanoo venne esiliato dagli altri dei del “pantheon” giapponese nella regione di Izumo, dove viveva e prosperava un potente drago con otto teste. Al fine di evitare che il drago distruggesse i villaggi, era consuetudine della popolazione offrirgli ogni anno, per il suo sacrificio, una giovane vergine, nata nella zona.
Il dio Susanoo allora fece edificare una grande palizzata di bambù e che prevedeva otto punti di accesso, posti sul lato superiore della palizzata, uno per ogni testa del drago. Immediatamente sotto ogni varco fece mettere delle scodelle piene di denso e forte saké.
Riscaldato al punto giusto il saké esalò un profumo al quale il drago non seppe resistere e quindi, con ognuna delle sue otto teste, entrò nei varchi della palizzata per bere il saké, di cui era ghiotto.
Ben presto il saké fece il suo effetto facendo addormentare il drago e consentendo quindi a Susanoo, ad una ad una, di recidere le sue otto teste. Ucciso il drago volle farlo a pezzi ma, arrivato alla coda, non riuscì a troncarla e ruppe la sua spada. Aperta la coda nel senso della lunghezza, vi trovò all’interno una bellissima e grande spada, chiamata Tsumugari (la ben affilata), quella che in seguito gli uomini riprodussero per creare la katana, la potente spada giapponese.